Se l'Italia come nazione è un entità recente, il territorio che essa occupa produce vino da più tremila anni. I Greci antichi la chiamavano Enotria : la patria del vino. Dal primo secolo a.C., le legioni romane fecero beneficiare della loro esperienza viticola le contrade conquistate, impiantando i vigneti sui terreni più favorevoli. E nel primo secolo d.C. , Plinio poteva già contare 91 vitigni.
Oggi, l'Italia è il paese più ricco in vitigni autonomi, e quello che impiega la più vasta gamma di vitigni : più di 400 sono autorizzati nelle DOC.
E' quindi - per la quantità - il primo produttore mondiale di vini. Più di 1.600.000 coltivatori si dividono 1.300.000 ettari, ossia il 16% della superficie mondiale dei terreni viticoli, un quarto dei terreni europei. Tali terreni producono 60 milioni di ettolitri di vino di tutti i tipi: rossi e bianchi, secchi, aspri, o dolci; rosati freschi; vini giovani o invecchiati; vini per aperitivi o per dessert; vini liquorosi e spumanti.
La situazione qualitativa è variabile, a causa della diversità dei terreni, dei vitigni e delle condizioni climatiche e inoltre della variabilità dei metodi di coltivazione e di vinificazione praticati sulla base di tradizioni locali.
Il governo sentì quindi, negli anni '60, il bisogno di migliorare la legislazione esistente, con lo scopo principale di proteggere i consumatori, seguendo l'esempio di altri paesi europei.
A parte il Marsala, delimitato dal 1931, le denominazioni di origine controllata sono state definite a partire dal 1966. Oggi, l'Italia distingue due tipi di denominazioni di origine controllata :
• DOC : Denominazione di Origine Controllata, teoricamente sottoposta al controllo dello Stato.
• DOCG : Denominazione di Origine Controllata e Garantita, intendendo "garantite dal governo"
Inoltre dal 1992 è stata regolamentata la produzione di vini IGT (a Indicazione Geografica Tipica), a somiglianza dei Vin de Pays francesi e dei Landwein tedeschi.
Questa è una categoria che si colloca, riguardo alla qualità, tra i vini “da tavola” e i DOC con oltre 12 milioni di ettolitri, pari al 27% della produzione nazionale.
I disciplinari sono meno restrittivi e le zone di produzione sono più ampie.
Oltre alle categorie sopra citate quella di minor pregio è costituita dai vini da tavola, già noti negli anni passati come "vini da pasto".
Si tratta di vini comuni, prodotti con uve bianche o rosse provenienti da vitigni diversi, e sottoposti a controlli meno severi di quelli che regolano i "vini di qualità".
Possono essere venduti anche con nomi di fantasia o con il marchio del produttore.
Per distinguere i prodotti migliori anche in questa categoria di vini, sono state introdotte le denominazioni IGT, mentre i vini da tavola senza indicazione geografica
possono essere il frutto di di "tagli" fatti miscelando svariati vini di qualunque zona.
Vitigni
Nessun altro Paese si può vantare di coltivare tanti vitigni : un esperto ne ha recensiti un migliaio... E nessun altra legislazione è così permissiva a tale riguardo : nelle DOCG e nelle DOC, sono autorizzati, raccomandati od obbligatori circa 400 vitigni. Ciò detto, conviene distinguere quattro categorie di vitigni :
1.i numerosi vitigni autoctoni d'interesse regionale, che danno origine a vini da degustare prevalentemente sul posto,
2.i vitigni stranieri, soprattutto francesi, che si adattano bene nelle province del nord e danno dei buoni risultati, ma non contribuiscono alla tipicità nazionale,
3.alcuni vitigni usati un po' dappertutto ma senza grande interesse come la malvasia bianca, il trebbiano, ecc.
4.e qualche vitigno autoctono d'interesse nazionale, come il nebbiolo, il sangiovese, e la barbera.